Il monachesimo by Salvatore Pricoco

Il monachesimo by Salvatore Pricoco

autore:Salvatore Pricoco [Pricoco, S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Religion, Biblioteca Essenziale Laterza, Christianity, Christian Church, History
ISBN: 9788858118832
Google: Bm6ODAAAQBAJ
editore: Laterza
pubblicato: 2003-02-07T00:00:00+00:00


5. I monasteri dei nobili

La figura dell’abate legato all’aristocrazia feudale e alla corte, detentore di un formidabile potere economico e politico, appartiene alle età successive, ma anche nei primi secoli le fondazioni nobiliari sono frequenti. In Italia, alla fine del V secolo Eugippio e i suoi monaci trasferirono dal Norico le spoglie di san Severino e si stabilirono nel Castellum Lucullanum, l’antica villa di Lucullo, sul promontorio di Miseno, che probabilmente ospitava una comunità monastica quando vi era stato relegato Romolo Augustolo, ultimo imperatore dell’Occidente. Dopo il 530 il patrizio Liberio, potente ministro dei re goti, costituì un monastero ad Alatri; il generale bizantino Belisario fondò e dotò un convento presso Orta, sulla via Flaminia. Tra il 556 e il 560 nacque a Squillace, in Calabria, il Vivarium a opera di Cassiodoro, il ricco e senatorio ex ministro di Teoderico. Esso ospitò un attivo scriptorium e una cospicua biblioteca, si servì dell’opera di letterati, abili copisti, traduttori dal greco, e se non fu il rifugio di nobili esuli ravennati o romani, come talvolta si è preteso, fu verosimilmente un punto di raccolta e di riferimento di profughi di vario tipo, di uomini stanchi del secolo, soverchiati dalle difficoltà della società, minacciati dall’insicurezza dei tempi, attratti, come da un rifugio di pace, da questo monastero fondato e sovvenzionato da un patrizio di grande censo, aperto agli studi e al lavoro intellettuale.

Nei secoli successivi, specialmente la nuova nobiltà formatasi nelle file dei Germani invasori, come tese a costituire rapporti di potere con la gerarchia ecclesiastica, così non rinunciò a collocare suoi membri in quella monastica, a fondare monasteri, dotarli e dirigerli. Ne derivarono forme conventuali nuove: persino monasteri privati, di famiglia, appartenenti a una casata, che li aveva costituiti su una terra di proprietà, esercitava su di essi la sua protezione (tuitio, commendatio), provvedeva al loro sostentamento e nel contempo ne controllava l’amministrazione, e naturalmente riservava la direzione e le cariche ai membri della familia. Accanto ai monasteri di origine nobile, vi furono «monasteri di nobili», nei quali cioè una parte dei monaci venivano reclutati tra i nobili. Spesso si trattava di fanciulli, tra i 5 e i 7 anni, «oblati», cioè offerti, per escluderli dalla successione ereditaria ed evitare così il frazionamento del patrimonio familiare, o perché bastardi, o ancora perché malati o deformi e perciò ritenuti inadatti a ricoprire degnamente il loro posto nella società.

L’esclusivismo nobiliare imperò a lungo, per secoli e quasi ovunque, a volte assumendo caratteri estremamente vistosi e generando discriminazioni assolutamente incompatibili con le idealità monastiche. Tra i conventi femminili era frequente la distinzione in case riservate alle nobili, autonome e tutelate da vari privilegi, e case per le giovani di famiglia borghese o plebea, sottomesse alla tutela ecclesiastica. Persino nella medesima città, come a Brescia nel XII secolo, dove l’abbazia di Santa Giulia assumeva solo le postulanti di condizione nobile, mentre quella dei Santi Cosma e Damiano, soggetta al vescovo, riceveva tutte le altre. È famosa la pagina de Le coté de Guermantes, terzo volume della



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